La Lux- De Laurentiis ha messo in cantiere un altro film: Il bandito, e per girarlo è stata scelta Torino. Il regista Lattuada, autore del soggetto, si è assicurato la partecipazione di Anna Magnani, Amedeo Nazzari, Carla Del Poggio, Carlo Campanini, e di una piccola attrice speranza: Lilliana Banducci. Da due settimane si gira. Gli esterni hanno avuto principio a Balme, paesino nelle valli di Lanzo, a 60 km. della bella Torino. Gli interni verranno girati invece all’Arsenale, già scuola di Artiglieria, in due teatri di posa, costruiti da una nota ditta torinese in pochi giorni.
Torino — così dicono i produttori del film — è la città adatta alla cinematografia. Si può lavorare seriamente. Tranquilla, industre, in una favorevole posizione geografica e con le valvole in testa, potrebbe diventare la futura mecca dei cineasti.
Il bandito ha visto di scena per gli esterni Nazzari, Campanini, la piccola Banducci e una compagnia di carabinieri. Per il trasporto del carrello sulle pareti di un monte sono occorse dieci ore e 30 operai. Per riprendere l’alba, operazione quanto mai delicata e difficile, regista e attori si sono alzati più giorni, alle 2,30 del mattino a 10 gradi sotto zero. Quanti sacrifici! Infine la bravura dell’operatore Tonti ha superato ogni difficoltà, con grande pace di tutti. Per riprodurre la scena del bandito nascosto in una grotta scavata nella montagna si è girato a 2000 metri d’altezza dalle 7 del mattino alle 13 del pomeriggio, immersi in una umidità diaccia. Dopo dieci minuti, i nostri cappotti erano imperlati d’acqua. Amedeo Nazzari, di colpo, s’è dovuto improvvisare eschimese. Dopo 6 ore, era assiderato. Lo trasportammo d’urgenza al paese e con energici massaggi, fattigli da un robusto e quadrato montanaro, gli fu possibile evitare un congelamento di primo grado. E quanto rum caldo, in seguito ingoiò, per sentire meno freddo.
Tutte le sere, artisti e dive ritornano a Torino, compiendo, dopo il faticoso lavoro della giornata, 120 km di autopullman. Non so a quale Compagnia di viaggi appartenga, credo la Cit. Certo non è molto piacevole, specie per chi patisce le vertigini.
Il mattino sveglia alle 5,30. Alle sei, il produttore del film, Dino De Laurentiis, annuncia la partenza. Borsa, borsette, panini, scialli di lana, bottiglie di birra, libri, riviste. Con alcuni potenti: « Si prega di lasciarmi dormire », lanciati dall’energico Nazzari, entriamo nel pullman con l’autista. E l’Oriente che se ne va, illusione, fascino, piacere, maschera della vita nell’alba di questo maggio odoroso.
Il film — dichiarano gli attori — durerà 52 giorni. I giornali cittadini hanno trovato materia per sbizzarrirsi. Alcune scene sono buone per il pubblico e ogni mattina i lettori di qualche quotidiano provano la gradita sorpresa di trovare episodi di eccitante cronaca nera. In fondo al pezzo non manca la spiegazione giornalistica: « Non spaventatevi! Si tratta di una scena de Il bandito, il film della Lux che si gira all’Arsenale ».
Torino segue incuriosita, come una ingenua provinciale, lo svolgimento del dramma. La tesi interessa. La tesi trascina. Si tratta, infatti, di un reduce (Ernesto) — Nazzari — costretto, per incomprensione degli uomini, alla macchia. Braccato, fugge, diventando in seguito capo di una banda di malviventi. Un giorno per salvare una bambina (Liliana Banducci) si farà sorprendere dai carabinieri. Potrebbe difendersi. Non lo fa. Pone in salvo la bambina Poi, incurante delle pallottole che gli fischiano attorno, cammina verso la montagna. Una raffica lo ferma, lo piega, lo uccide. La giustizia umana è soddisfatta. Ma, ripetiamo noi, la buona azione lo riscatterà dinanzi al Giudizio Supremo? Questo lo interrogativo posto allo spettatore. Elementi sufficienti — come si vede — per una polemica cinematografica in grande stile.
Chi più ha stupito è stata l’attrice-speranza Liliana Banducci, figlia di un operaio della Fiat, ha nove anni, è bella, bruna, sentimentale, intelligente. Doti che se saprà sfruttare, avrà successo. Assalto di domande Nazzari. Si dice che sia un po’ burbero e ami la solitudine. Affatto! È molto felice di sé, generoso con gli amici, costruttivo e idealista. Quest’autunno, messa insieme una Compagnia di prosa reciterà O’Neill. Vi potrei confidare qual’è la sua commedia preferita. Preferisco tacere. Ne potrebbe essere profondamente turbato. Ho notato che le « Sceppino » sono le sue cravatte preferite. Si auto-definisce « buongustaio della moda ». La definizione è paradossale, ma intonata. Campanini s’ fermato a Balme due giorni. È ritornato subito a Roma, scusandosi con gli amici e col sottoscritto dei numerosi impegni. Credo che superi facilmente i 90 chili. Buon segno! Carla Del Poggio, moglie del regista Lattuada, è sempre la piacevole, dinamica, allegra e calda attrice che tutti conoscono. Ama le calze di seta, le borse di pelle, l’insalata da condire, lo schermo delle sale cinematografiche, ove rappresentano i suoi film. La Magnani è attesa a Torino al Carignano per una serie di recite. Per 15 giorni in teatro non sarà più possibile prenotare un posto. Che volete? Sono i piaceri della celebrità.
Elio D’Aurora
(Cine bazar, 23 Maggio 1946 – testo archivio in penombra)