La cieca di Sorrento

Veramente un buon film: prescindendo dal genere — su cui taluno di gusto sottile potrebbe fare delle riserve — lo qualifichiamo tra i migliori di produzione italiana. Fa onore alla giovane Casa produttrice, per la cura e la signorilità dell’allestimento, la fotografia sempre luminosa, talvolta — negli ariosi esterni — di un grado artistico notevolissimo. V’è anche un’insolita fluidità nel susseguirsi dei rapidi stacchi di macchina, ciò che ha portato forse a qualche lacuna nella perfetta intelligibilità dell’azione, attraverso i numerosi particolari. Dria Paola è fine e commovente, Corrado Racca prestante e efficace. Fra gli altri, tutti a posto (e son tanti: veramente un complesso non comune) citiamo al primo posto la piccola Miranda Garavaglia, nella breve ma difficile parte di Beatrice bambina. Questa giovanissima stella porta un nome illustre e mostra già d’esserne degna. Come sempre, appropriato il commento musicale del M. Mancini, che va tra i migliori compositori cinematografici: abbiamo particolarmente gustato una barcarola di squisita fattura. Il dialogo ha il piglio melodrammatico richiesto dal « clima » del lavoro: il parlato è buono.
(al Cinepalazzo, Torino, Maggio 1934)

Dal vecchio e celebre romanzo di Mastriani, Tomaso Smith ha ricavato uno scenario agile e moderno, di cui è da lodare la scorrevolezza e la sapiente gradazione degli effetti, in perfetta armonia all’andamento romantico poliziesco cui è intonata la vicenda.
Il film, di tipo romantico popolaresco, ha anche il pregio di un’accurata realizzazione. Nunzio Malasomma è ormai un regista che sa il fatto suo e fa quindi sfoggio di abili inquadrature, di preziosità tecniche e di un lodevole senso di armonia. Anche degli interpreti non può dirsi che bene: Dria Paola è nella prima parte una rivelazione: il suo gioco scenico quando riacquista la vista, e piange di vere lacrime, non ha nulla da invidiare alle più rinomate interpreti dello schermo; Anna Magnani è efficace, sebbene, fedele alla sua origine di palcoscenico, forzi i toni; Corrado Racca è sobrio e convincente; il Di Luca, lo Steni, il Gemmò, il Tempesti, il De Cruciati, il Bartoli, il Lacchini, il Duse fanno tutti bene; e non vogliamo tralasciare di ricordare anche Vera Dani, Diana Lante e la piccola e graziosissima Miranda Bonansea Garavaglia. Arturo Gallea ha realizzato una fotografia nitida e luminosa e il maestro Mancini un pregevole commento sonoro. In complesso dunque il film, edito dalla Manenti, ha moltissimi requisiti per incontrare il favore del pubblico, che alle prime gli ha infatti decretato un vibrante successo.
(al Cinema Moderno, Roma, Maggio 1934)

(testo archivio in penombra)

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