Profili di registi: Carlo Ludovico Bragaglia

Difficilmente troverete un giorno il nome di questo regista nelle antologie del cinema, in quei grossi libri in cui, simili ai fiori secchi degli erbarii, sono ricordati i prodotti migliori del cinema d’ogni tempo. Ma, se davvero gli uomini non sono ingrati, voi scoprirete un giorno il nome di C. L. Bragaglia scritto in lettere d’oro nel libro della riconoscenza dei produttori ai quali ha fatto guadagnare dei milioni. E questo non è poco, certamente, per un regista come Bragaglia, che ha lavorato sempre con onestà e pulizia, anche se, trascurando l’aspro sentiero dell’arte, ha preferito camminare sulla facile strada dell’aurea mediocrità. È bene? È male? Lascio ad altri la sentenza. Io mi limito ad esprimere il rammarico che questo regista, così abile nel suo mestiere e così sicuro dei suoi mezzi, non riesca ad uscire da certo limiti che si è imposto (o che gli hanno imposto).

Tuttavia, alla domanda: « Che film ti piacerebbe fare? » Bragaglia ha risposto in modo tale da rivelare una segreta ambizione che — lo confesso — mi ha stupito. Egli mi ha citato Gilbert K. Chesterton, il lucido, acuto e paradossale scrittore inglese, l’autore di quel gioiello che s’intitola L’uomo che fu detto giovedì.

— Vorresti mettere in scena questo romanzo?

— Vorrei fare finalmente un film anti-commerciale. Proprio così. E penso, come personaggio, proprio al Padre Brown di Chesterton… — ha risposto Bragaglia.

Bene: cercate di mettere d’accordo Chesterton con Animali pazzi o con Belle o brutte si sposan tutte (due film che non perdono a Bragaglia) e poi ditemi se riuscite a capirci qualcosa. E del resto non è finito qui. Alla domanda: « Quale film preferisci fra tutti i tuoi? » Bragaglia ha risposto senza esitare: « Il mio primo, O la borsa o la vita ». Non per ragioni sentimentali, io credo, ma perché in quel film c’era una certa aria alla René Clair, il regista verso il quale andavano le preferenze di Bragaglia. Ho detto « andavano » perché da allora Bragaglia ha cambiato (cioè, Clair ha cambiato) ed ora le sue simpatie sono rivolte ad Alfred Hitchcock, il regista quotatissimo di Rebecca e di Sospetto. Non vi sembra in sintomo abbastanza indicativo?

Personalmente sono convinto che C. L. Bragaglia potrà darci qualcosa di ottimo sono che lo voglia. In questi giorni ha terminato Albergo Luna, camera 34, un film realizzato con quella rapida sicurezza che lo distingue, ed ora si accinge ad iniziare La Primula bianca. Non gli mancano molte offerte e proposte di lavoro, e forse questo è ciò che gli nuoce. La fama d’essere il regista italiano capace di realizzare un film a tempo di primato stando nei limiti del preventivo e garantendone in partenza il successo commerciale, gli ha permesso di costruirsi una bella villa a Capri.

Ma tutto questo, può darsi, non avrà importanza quando Bragaglia avrà veramente messo a fuoco la sua idea. Allora, gettando per aria le sue formule collaudate, ci farà vedere cose sorprendenti per intelligenza e originalità.

Vittorio Calvino
(La Cinematografia Italiana, 8 Giugno 1946 – testo archivio in penombra)

 

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