Fattacci romani

Roma, giugno

La polizia e i giornali quotidiani forse sono troppo occupati a stare dietro ad altri affari; ma è un fatto che a Roma accadono cose terribili, ignorate dalla stampa che preferisce gli scandaletti politici, e trascurate dalla polizia, anch’essa impegnata in altre operazioni. Tocca quindi a noi tastare il polso alla cronaca nera, noi che eravamo destinati a studi severi; che importa se il nostro ristretto pubblico di lettori storcerà il naso inorridito leggendo queste cronache? Non siamo nati per la gloria e non ci aspettiamo nulla dal prossimo; al diavolo il giudizio dei posteri e passiamo ai fatti.

Ecco qua: a Pietralata, una turba di donne proletarie ha assalito alcuni negozi di generi alimentari, generi che hanno fatto la fine della farina del diavolo o peggio: sono andati in aria non soltanto la farina, ma anche pacchi di spaghetti, sacchetti di fagioli, casse di marmellata, rotoli di pancetta e zamponi di Modena. Vero è che Pietralata è una delle borgate più turbolente della Capitale; ma la Celere non si è fatta viva e le donne hanno spadroneggiato nella zona, riducendo sul lastrico il titolare di un negozio, certo Ughetto, non meglio identificato, che una volta faceva il camionettista a Piazza Ungheria e si era pure acquistata una discreta notorietà in quella zona elegante.

Altro fattaccio: in un appartamento del centro di Roma, una vecchia signora è stata assassinata a scopo di rapina e sul suo corpo è stato trovato un laconico biglietto da visita firmato Za la Mort. Quei lettori al disopra dei trent’anni che conoscono questo nome caro alla loro infanzia, possono fare a meno di sussultare, giacché il vecchio e onorato Za non è capace di sporcarsi le mani in cose simili. In tutta questa faccenda, il nostro eroe non c’entra affatto, non solo, ma all’insaputa della polizia, lui stesso si è messo sulle tracce dei veri assassini, li ha identificati e incontrati in un bistrò della periferia e li ha infine diffidati ad usare il suo nome per faccende nient’affatto pulite. Il nostro uomo è abituato ad agire così: a lui non importa nulla che la polizia metta le mani addosso agli autori del misfatto; ma non ammette assolutamente di essere immischiato in affari ai quali non ha partecipato e se lo fanno andare in bestia, se malgrado i suoi avvertimenti continuano ad implicarlo nelle loro losche imprese, è capace di fare un macello. E quando Za promette di fare un macello nessuno riesce a fermarlo. Oddio, non vogliamo dire con questo che Za abbia la coscienza pulita! Egli è un vecchio gigolò, forse l’unico superstite di quella galante malavita di trent’anni fa, quella malavita i cui rappresentanti erano capaci di accoppare la gente con la stessa indifferenza con cui un macellaio accoppa un agnello, ma erano pure capaci di compiere gesti di gentilezza simili a quelli dei cavalieri antichi, erano insomma, i crociati della vecchia, poetica malavita.

Per concludere questa specie di inchiesta gialla, vi diremo che, malgrado l’assenteismo della polizia il nostro eroe ha deciso di cavarsi dagli impicci da sé: il suo vero nome, per chi non lo sapesse, è quello di Emilio Ghione jr., nome che è tutto un programma per chi ha buona memoria e si ricorda di quell’altro Emilio Ghione, l’eroe dei Topi grigi e del Castello di bronzo, il precursore di Frankenstein e di altri truculenti personaggi venuti con la inflazione del Grand Guignol.

Ghione jr., a conclusione della sua “inchiesta” sul delitto per rapina, finirà con lo scoprire una banda di trafficanti d’oppio e sbaraglierà tutti i suoi nemici. Ora egli si trova appena all’inizio delle sue indagini ed è bene non dire di più per non ostacolare i suoi movimenti. Il risultato di queste indagini sarà poi reso di pubblica ragione non con un resoconto giornalistico, ma attraverso duemila metri di pellicola, una pellicola che si avvale della collaborazione di noti attori quali Mariella Lotti, Paolo Stoppa, Emilio Cigoli, Umberto Spadaro, Enrico Glori e Checco Durante e della regia di Raffaello Matarazzo.

E la storia di Pietralata? Cinematografica anche quella, giacché la sommossa è stata capeggiata da Anna Magnani, donna del popolo con prole numerosa a carico, la quale, alla fine della vicenda, com’è accaduto a tanti uomini di fegato degli ultimi quattro anni, finirà con l’occupare uno stallo in Parlamento, mentre le masse femminili e progressiste della popolosa borgata di Roma daranno il loro voto all’Onorevole Angelina, alias Anna Magnani capo-popolo e madre prolifica.

I.D.
(Fotogrammi, Roma, 21 giugno 1947 – testo archivio in penombra) 

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