Hanno rubato una bicicletta

Si gira Ladri di biciclette di Vittorio De Sica

Roma, giugno

« Hanno rubato la bicicletta a papà », dice Vittorio De Sica stringendo affettuosamente tra due dita il naso a patatina del ragazzetto. Ha cominciato a parlargli a bassa voce. Nella chiesa le panche e le sedie impagliate hanno ceduto il posto ai praticabili e ai proiettori da cinquemila watts.

Ladri di biciclette, il prediletto di De Sica, il film di cui da mesi tutta la stampa s’è interessata, è in fase di realizzazione. Lo farà? Troverà un produttore? L’interprete principale sarà Henry Fonda? Oppure ancora una volta gli attori saranno scelti tra gli uomini della strada? Il simpatico Vittorio ha tagliato la testa al toro: è divenuto produttore oltre che regista. I capitali sono suoi e il rischio è suo. Unico sistema possibile in Italia, e forse non soltanto in Italia, per girare un film in piena libertà e santa pace, anche quando si è meritato un premio Oscar (Sciuscià).

Il protagonista del film si arrotola una sigaretta seduto su una cassa di “pizze” vuota; tra poco lo chiameranno per una nuova scena e gli manderanno le luci dei proiettori in faccia: non è Henry Fonda, neppure un attore dei nostri. Quindici giorni fa lavorava come operaio alla Breda e fra un mese ritornerà al suo lavoro, perché il direttore del personale ha garantito, per iscritto, che gli conserverà il posto. Per ora fa il “divo”, con la stessa appassionata attenzione che userebbe nel montare i pezzi di un motore elettrico.

(segue racconto del soggetto del film)

Mentre operatore Montuori dà gli ordini agli elettricisti per la nuova scena, ci avviciniamo al regista di Ladri di biciclette, che ha appena terminato la laboriosa ascensione della sua fedele pipa.

« Ci vuol dire, De Sica, perché anche in questo film lei non ha voluto attori professionisti? ».

« Perché a mio parere nessuno fra gli attori professionisti avrebbe potuto rappresentare  fedelmente i personaggi del mio film. Ho scelto il protagonista fra un centinaio di persone che si sono presentate. Era venuto per accompagnare suo figlio, dato che cercavo un ragazzo di otto, nove anni; ma io ho voluto fare un provino a lui, invece. Ha qualità istintive eccezionali. La protagonista è una sua collega della R.A.I. che venne a intervistarmi. Subito vidi in lei Maria, la moglie di Antonio, e le proposi di lavorare in Ladri di biciclette ».

« Non crede che la trama del suo film manchi d’azione? ».

« So che il soggetto è di difficile realizzazione appunto  perché  succedono poche cose. Ma è appunto in quel “poco” che io scorgo la poesia della vicenda ».

« Cosa intende dimostrare col suo film? ».

« La poesia delle piccole cose. Il mondo è quello che è, e gli uomini sono impastati di egoismo. Le piccole cose hanno il loro dramma. Il valore della bicicletta rubata al povero Antonio è superiore a quello dei gioielli scomparsi della celebre attrice, nonostante quest’ultima notizia compaia sulle prime pagine di tutti i giornali su tre o quattro colonne, mentre la disgrazia capitata ad Antonio non sarà commentata nemmeno da un rigo di cronaca ».

« A quale stile si atterrà? ».

« A un verismo improntato a una delicata vena di poesia, da non confondersi con il verismo-cronaca ».

« Crede al successo “commerciale” del film? ».

« Oltre che regista ne sono il produttore. Non le basta? ».

« Quale sarà il costo del film e quanti giorni ancora durerà la lavorazione? ».

« Prevedo una spesa di un centinaio di milioni circa. Finiremo di girare nella seconda quindicina di luglio ».

Le luci erano a posto. All’azione di prova le comparse della panca contro il muro, vennero avanti e si inginocchiarono a terra. « Non tutti insieme », raccomanda De Sica, « il ragazzino dove guardare avanti… quel vecchietto si sposti più vicino all’acquasantiera… ». Una donna vestita di stracci, con un marmocchio attaccato al seno, si avvicinò al “ragazzino che non guardava avanti”.  Additò dove avrebbe dovuto guardare come voleva il “commendatore” e gli mollò un ceffone senza che quello frignasse.

Carlo Mazzoni
(Cine Illustrato, 27 Giugno 1948 – immagine e testo archivio in penombra) 

 

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