La doppia vita di Anna Magnani: L’attrice e la madre

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Le poche persone che possono dire di conoscere a fondo Anna Magnani, sanno benissimo che fra la donna, spesso scanzonata e mordace che appare sullo schermo, e quella della vita reale esiste una profonda e sostanziale differenza. Soltanto qualche volta le due diverse creature — ugualmente vere e intense — giungono a confondersi l’una con l’altra, quasi a sovrapporsi: quando anche nella vita fittizia dei personaggi creati dalla fantasia è concesso ad Anna di esprimere in immagini e labili atteggiamenti, fatti d’ombra soltanto, tutto il dolore umano che è al fondo della sua vita di donna.

La vita di Anna Magnani non è stata dolorosa soltanto dal punto di vista sentimentale: il suo dramma vero è un altro ed è quello che ha colpito in lei la madre, prima ancora che la donna.

Il suo segreto

Poco tempo fa tutti i giornali di Roma e parecchi anche di altre regioni d’Italia diedero notizia di un commovente episodio del quale essa era stata protagonista. Di passaggio per Velletri l’attrice era rimasta stupita e quasi sconvolta nel vedere con quale fervore religioso una folla innumerevole partecipava alla processione in onore di quella Vergine miracolosa.

L’impressione che ricevette da quello spettacolo fu così profonda e duratura che qualche giorno dopo essa tornava in quella cittadina, entrava nella chiesa dove si trova l’immagine della Vergine ed offriva in voto i suoi orecchini di smeraldi e diamanti.
In quella occasione moltissimi pensarono che l’offerta votiva si ricollegasse alla notissima vicenda sentimentale, di cui tanto si è parlato recentemente e di cui è ancora vivo il ricordo. Ma l’ipotesi era completamente sbagliata.

Oh no, non per ricuperare un affetto perduto o per trarre vendetta di un inganno subito, Anna si è rivolta con tanto slancio alla Vergine, ma per qualcosa di ben più alto e più umano: per chiedere la guarigione del suo unico figlio, il piccolo Luca, di sei anni, che fu colpito da paralisi infantile alle gambe quando muoveva appena i primi passi. La sventura che l’ha colpita attraverso suo figlio, ha fatto di Anna Magnani, già incline per natura a sentire la sofferenza altrui, una creatura di una sensibilità e di una emotività che rasentano il tormento e che la portano per istinto verso la sofferenza altrui. Perfino il suo amore per gli animali, per i cani, siano di razza o randagi, è un segno di questo suo intimo bisogno di prodigarsi continuamente per qualcuno che abbia bisogno d’essere protetto e aiutato.

Vista da vicino, nell’intimità della sua casa (Anna ha lasciato da poco tempo l’appartamento che aveva occupato per anni in via dell’Amba Aradam presso Porta Metronia, per trasferirsi a Palazzo Altieri dove le mura più spesse le permettono di sentire meno i rumori della strada che la hanno sempre ossessionata), Anna Magnani appare del tutto diversa non solo dall’attrice che siamo avvezzi a vedere sullo schermo, ma anche dalla donna che in pubblico si compiace spesso di assumere atteggiamenti popolareschi. La sua mordacità svanisce, le sue risate dentro cui si nasconde sempre un’amarezza istintiva, non appena Anna si raccoglie nell’intimità della sua casa, chiusa in una vestaglia senza pretese, i capelli perennemente scomposti e ribelli ad ogni piega sapiente, i piedi calzati in due vecchie pantofole, le mani nervose sempre in movimento, il viso scavato da una piega amara che non è opera del cerone, né del trucco, gli occhi bellissimi pieni di una grande tristezza di cui sarebbe superfluo ricercare le molteplici cause.

Intorno a lei, oltre agli angeli di terracotta, già appartenenti ad un meraviglioso presepe napoletano del Settecento, che pendono dal suo letto ad ali spiegate in un immobile volo, ci sono soltanto i giocatoli del piccolo Luca: Luca, che anche dalla clinica svizzera in cui si trova per guarire, continua a regnare sulla casa. Luca in tutte le pose, Luca fra le braccia della mamma, il visetto delicato piegato da un lato a toccare le guance materne, i grandi occhi azzurri stranamente pensosi e pieni della stessa tristezza che adombra lo sguardo di Anna. Il mondo di Anna incomincia e finisce lì, con quel bambino che è tutto il suo passato più vero e il suo avvenire. Il resto ha un’importanza secondaria e Anna finge di averlo dimenticato, o forse l’ha dimenticato sul serio, per concentrarsi tutta in questo solo pensiero: suo figlio. « Ho tanta pena dentro di me — scriveva un giorno ad un amico — da farmi pena da sola ».

Lezioni di inglese

È ben difficile che Anna trascorra le grandi solennità lontana da suo figlio: per Natale specialmente vuole averlo vicino a sé e va a riprenderselo dalla Svizzera per poter creare con suo figlio quel senso di intimità familiare e di calore che le è stato sempre conteso e che solo l’innocente sorriso di Luca può darle. Ogni volta che Luca si trova a casa, se la mamma deve uscire con un abito nuovo, il bambino desidera vederla ed esprimere il suo giudizio sulla toilette indossata dalla madre. Se il giudizio del bambino non è completamente favorevole Anna rinuncia senza rimpianto all’abito nuovo (che quasi sempre viene poi regalato a persone di servizio senza mai più essere stato portato) per indossarne un altro, magari vecchio, purché piaccia a Luca.

Consapevole del proprio ascendente sulla madre, Luca non lesina però i complimenti quando le cose siano del suo gusto. La vigilia di Natale, prima di uscire in compagnia di alcuni amici, Anna andò come al solito a salutare Luca — che era già in letto — e a mostrargli « l’abito nuovo ». Dopo aver avvolto la madre in un lungo sguardo pieno di compiaciuta tenerezza, Luca esclamò: « Quant’è bbona stasera la Magnani! ». E quella sera « la Magnani » si sentì bella ed elegante come non s’era mai sentita e tutto le parve meno triste e dopo tanto tempo si ritrovò a ridere con sincera gaiezza.

Negli ultimi tempi la sua vita è molto mutata: quando non è presa dal lavoro o dalle lezioni di inglese, Anna resta chiusa in casa a leggere o in compagnia dei propri pensieri soltanto, con i suoi due fedelissimi cani — un magnifico lupo e un bastardo raccattato per la via. La sera telefona quasi sempre a Luca, prima di coricarsi, poi cerca il sonno che non viene: l’insonnia è il suo tormento, un’insonnia refrattaria a qualunque cura, che ha radici nello spirito ferito: « Tutti i rumori della città passano dentro la mia testa — dice Anna — tutti i galli dell’alba cantano dentro di me. Io credo che all’inferno i peccatori più gravi siano condannati all’insonnia ».

Ma forse, se il voto fatto alla Madonna di Velletri sarà esaudito, se il piccolo Luca riuscirà a camminare speditamente sulle sue gambette, anche l’insonnia di Anna avrà fine.

Flora Bonaldi
(La Tribuna Illustrata, 2 luglio 1950 – immagine e testo archivio in penombra)

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