L’attore più pagato di Fabiola mangia 150 chili di pesce al giorno

La visita a Verona di Alessandro Blasetti ha carattere strettamente professionale. Il regista, infatti, definirà nei prossimi giorni gli ultimi particolari tecnici per poter dare — a chiusura della stagione lirica in Arena — il primo giro di manovella degli esterni veronesi di Fabiola.

È da un paio di anni ormai che si parla di questo film tratto dal popolare racconto del Wiseman sulla vita dei cristiani del terzo secolo. Se ne parlò anzi già poco dopo la Liberazione; la produzione avrebbe dovuto essere affidata al Centro Cattolico Cinematografico per la regia di Blasetti, protagonisti — ci sembra — Alida Valli e Fosco Giachetti. Comparvero sulle riviste cinematografiche fotogrammi delle prime scene girate nelle catacombe di Roma. Poi la partenza per Hollywood di Alida ed un lungo silenzio.

Ora, ripresa Fabiola dalla Universalia, e venuto Blasetti a Verona, abbiamo fatto conoscenza dell’attore meglio pagato di Fabiola. Si tratta di un eccezionale caratterista che prenderà dall’Universalia quattro milioni oltre vitto e alloggio. Se si pensa che quel signore si mangia ben 150 chili fra pesce e verdura al giorno, la spesa del vitto non è davvero uno scherzo da impiegati parastatali. Sissignori, 150 chilogrammi al giorno, non c’è errore di proto! Pure per l’alloggio di questo — chiamiamolo così — buongustaio i produttori nutrono le loro giustificate preoccupazioni, in quanto l’illustre personaggio ha una mole rispettabilissima con annesso peso di 28 quintali. Insomma, per farla breve, si tratta del più grosso ippopotamo vivente in cattività, l’ormai famoso Turbamento nativo del Congo e comprato a Marsiglia da Angelo Lombardi che lo pagò fior di… pesciolini rossi (Sono la valuta di Lombardi all’estero, i pesci rossi, di cui egli possiede un gigantesco allevamento nel ferrarese).

Turbamento l’altro giorno è arrivato a Verona su un carro speciale munito di sbarre d’acciaio e con piscina a bordo. Farà qualche giorni di villeggiatura a Venezia e a Triste, dove Lombardi presenterà la sua mobile Mostra rettilaria, poi ritornerà a Verona per il ciak. Il suo nome di battessimo è appropriatissimo, non solo perché il simpatico e fotogenico animale sfascia ogni tanto la sua dimora prima di quietarsi un po’ con una razione di mezzo chilo di bromuro, ma anche per una “questione politica”. Il corpulento ippopotamo, infatti, possiede una certa rassomiglianza facciale con un insigne parlamentare italiano di cui, per ovvie ragioni, preferiamo tacere il nome, tanto che in un primo tempo si pensò di battezzarlo Nitti. Ma Lombardi che temeva di compromettersi con il Blocco Nazionale rinunciò a quel nome pericoloso. Anzi l’idea lo turbò tanto che finì per chiamare il suo pupillo Turbamento.

Ora Turbamento sarà l’attore più pagato di Fabiola. Nulla di strano, se si pensa che Blasetti e Lombardi sono vecchi amici e collaboratori fin dalla Corona di ferro. Allora il regista non sapeva come fare per “vivificare” il modello in miniatura della città di Kindaor che doveva venir distrutta da un implacabile incendio. Lombardi promise una sua “trovata”, lavorò una notte intera con una diecina dei suoi uomini rovistando le cantine di mezza Roma ed il giorno dopo si presentò a Cinecittà con un migliaio di irrequieti scarafaggi.

— Che schifo! — disse Blasetti.

— Aspetta un po’ — fu la salomonica risposta. — Tu gira che all’incendio ci penso io.

Così dicendo Lombardi “murò” gli scarafaggi sulle pareti delle minuscole case incollandovi sopra della carta velina. Poi appiccicò il fuoco. Il risultato fu sbalorditivo: al calore della fiamma le bestioline spaventatissime ruppero la carta, precipitarono giù dalle finestrelle  e si misero a correre all’impazzata per le viuzze della “città”. Nessuna avrebbe saputo rendere meglio di così il panico della gente; sembrava davvero che centinaia di abitanti sorpresi dall’incendio, fuggissero terrificati per le strade di Kindaor, ingombre di feriti e di morti.

Quella geniale “trovatina” valse al celebre domatore e commerciante in belve la stima del regista che in Fabiola gli affiderà pure la “sovraintendenza” sui leoni mangiacristiani.

Gianni E. Reif
(Film, Roma, 3 luglio 1948 – testo archivio in penombra) 

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