Premio Strega 1947

Roma, luglio 1947

L’orologio di Trinità dei Monti batteva la mezzanotte ed ancora la voca di Francesco Iovine, calma, inesorabile come quella della giustizia, leggeva le schede: Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, Libero Bigiaretti, Il villino. I corrispondenti dei giornali, specialmente i corrispondenti dei giornali milanesi, battevano i piedi. Avrebbero voluto telefonare il nome del vincitore del premio Strega prima che si “chiudessero” le pagine; e la flemma di Iovine rischiava di mandare a monte gli appuntamenti telefonici. Qualcuno con aria sarcastica diceva rivolto al tavolo della giuria ove sedevano Ermanno Contini, Mauri, l’ing. Alberti, Sibilla Aleramo e non sedeva e parlava Iovine: « Perché non ci leggete anche l’edizione? Perché non ci dite anche il prezzo? Perché non ci fate un riassuntino dei soggetti? ». Finalmente Iovine raccolse le voci dell’impazienza e continuò più svelto: Flaiano, Flaiano, Flaiano, Bigiaretti ecc. Flaiano apparì subito il favorito. Al secondo posto si piazzava Libero Bigiaretti. Nella giornata, i fratelli Alberti, quelli della Strega, mecenati del premio, avevano voluto istituire un premio complementare di L. 100.000. Così, con molti applausi, le 200.000 lire toccarono a Flaiano e a “Bigia” le 100.000. Ma gli appuntamenti telefonici col nord erano saltati.

La cronaca però va cominciata dal principio. Da quando cioè, nel caldo dannato della mattina, Maria Bellonci, musa di questo premio degli “Amici della domenica”, insieme ai fratelli Alberti, mecenati del premio stesso, si aggirava in automobile carica di disegni di Maccari e di Bartoli, di strane scatole dipinte, cartigli e streghe di cartone, via da un editore all’altro, da una libreria all’altra a raccogliere libri per una lotteria che avrebbe dovuto svolgersi la sera, dopo l’assegnazione dei premi. Questo premio Strega è stato infatti come le scatole cinesi: dal primo è nato il secondo, da tutte e due è nato il premio per la poesia. Con una lotteria di libri e di disegni si sono raccolti i fondi per assegnare un premio al miglior libro di poesia pubblicato nel 1947. Questo ci riunirà ancora tutti a Natale. Almeno non scoppieremo di caldo come sabato sera. Ai meno smilzi, a Iovine, a Gian Gaspare Napolitano, a Guido Alberti, a Umberto Calosso, a Carlo Levi, cominciava a spuntare il lichene tropicale.

Quando si è assicurata che sulla terrazza dell’Hotel de la Ville tutto era in ordine, Maria Bellonci è tornata a casa: il telefono annitriva come impazzito. La signora Bellonci temeva una sola cosa: che la folla straripasse e ci fossero casi di soffocamento. E in realtà il pubblico verso le 22 è cominciato ad affluire a frotte, a battaglioni. C’era il mondo letterario-giornalistico e degli artisti romani al completo. Il voler far nomi ci porterebbe via l’intera pagina.

Alla fortunata serata sarebbe intervenuto anche tutto il mondo politico romano, e la terrazza dell’Hotel de la Ville ne sarebbe scoppiata, se alla stessa ore quel mondo di astri non avesse gravitato attorno al sole di Eva Perón  fra i pini della Villa Aldobrandini.

Molto si è ballato, molto si è bevuto, si è detto un sacco di bene e un sacco di male di tutti. C’era uno sconfinìo di belle donne e non basterebbe l’intera pagina a nominarle tutte. Riassumerle in una sigla o una insegna sarebbe pericoloso. Provateci voi. A tarda notte i gruppi si sono polverizzati in gruppetti verso case private, osteriole notturne a grandi alberghi. Il portiere del Grand Hotel ha visto rientrare Mariella Lotti armata da una scimitarra. Spiegò che l’aveva vinta alla lotteria al posto di un libro.

Gino De Sanctis
(Oggi – immagine e testo archivio in penombra)

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