11 uomini, Anna a Joséphine

Anna Magnani, Joséphine Baker, Jo Bouillon

Roma, agosto

Mettere assieme 22 grandi firme del calcio in due squadre, affiancando in una squadra i più irriducibili avversari, è un’impresa che solo il cinematografo può compiere. Pensate un po’: Parola, Remondini, Pretto, Annovazzi, Amadei, Puricelli, Magni, Campatelli, Baldini, Andreoli, Rosi, Iacobini, Costagliola, Biavati, Ferri, Vicich, Deggianti, Piola, Arrighini e Carlo Dapporto. Che c’entra Carlo Dapporto in mezzo agli stelloni del calcio? Ma è il portiere perbacco, il portiere d’uno dei due “squadroni”. Uno strano portiere che ama il pallone fino al punto di non sapersi decidere a fermarlo, quando imbocca la porta: una sola parata, in tutta la carriera calcistica di Dapporto, una parata da cui nasce l’intrigo del film.
Quando sarà girato l’eccezionale incontro che vedrà scendere sul terreno due formidabili compagini, non verrà negato al pubblico sportivo di assistervi; ma è inteso che la partita durerà qualche oretta in più degli ordinari “due tempi”; i biglietti saranno venduti ad ingresso continuato e l’incasso sarà a beneficio della Mutua Calciatori. Il film è intitolato: 11 uomini e un pallone e lo dirige Giorgio Simonelli per conto della Perfilm (dacci, o Signore, una buona casa cinematografica al giorno!).
Quando siamo andati nel teatrino di Capitani a via degli Avignonesi, invece dei calciatori abbiamo trovato una scuola, esattamente una 1a Liceale, con una trentina di allievi e alcuni professori. Che c’entri la scuola con gli 11 calciatori sarebbe troppo lungo spiegare; riuscirà forse più interessante apprendere che in questa scuola estiva tengono cattedra strani professori; come Ernestino Almirante, il vecchio Calandrino ed il collega Andrea de Pino, storico insuperato del varietà italiano da Maria Campi ad Elena Giusti.
Quel teatrino di via degli Avignonesi, piccolo quanto una bomboniera, può dare sempre delle sorprese: infatti, porta a porta con la scuola, c’è nientemeno che la redazione d’un giornale in cui abbiamo ritrovato vecchie e care conoscenze: Greta Gonda, George Flamant, Bruno Cantalamessa, Carla Dominiani.
Simonelli, preso in pieno dal fuoco delle lampade sudava con la convinta soddisfazione d’un frequentatore di bagni turchi; egli ci ha spiegato che non mancherà l’intreccio amoroso in questo film calcistico. Fiorella Betti sarà l’amorosa d’un calciatore e Clelia Matania sarà la moglie d’un arbitro, generosa dispensatrice di favori. L’ingrato ruolo dell’arbitro è stato assegnato a Carlo Campanini.

Il Conte Sforza della cinematografia italiana si è incontrato con il Vittorio Emanuele Orlando del varietà internazionale. Parlo, s’intende, di Anna Magnani e Josephine Baker. Anna Magnani infatti è diventata ormai la nostra rappresentante ufficiale presso gli artisti stranieri; soltanto a lei è lecito farsi fotografare con Jennifer Jones e con Paulette Godard. Gli altri artisti italiani non godono presso le masse lo stesso favore di Nannarella. Peraltro la Magnani è la nostra attrice più apprezzata all’estero. Ieri sera Joséphine Baker, appena l’ha scorta in platea, è scesa ad abbracciarla e ha detto: « Spero di poter ottenere al più presto la cittadinanza romana ». Gli spettatori rimasero enchantés della venere creola.
Alla serata di gala offerta in suo onore alla Lucciola c’era tutta Roma elegante. Otto distinti signori sulla quarantina, alcuni con ornate pancette, altri con austeri occhiali a stanghetta, sono stati trascinati sulla pista dalla indiavolata stella, la quale ha imposto loro un gonnellino rosa e un frivolo cappellino di organdis, costringendoli quindi a danzare freneticamente tra l’ilarità generale. Al ballerino più ridicolo toccò una bottiglia di champagne. Eclissatasi la Baker, fu invocata a gran voce la Magnani. Anna ballò un valzer all’antica con Harry Feist. Seguì Dapporto che disse alcune sapide storielle più o meno decenti. Il marito di Joséphine Jo Bouillon fu la vera attrazione della serata. Suona il violino e sa imitare il suono della zampogna, ma la sua caratteristica principale è quella di essere il marito della “pantera nera”. Una signora con un cappello verde alla moschettiera si domandò come mai il Bouillon non fosse stato ancora dichiarato “eroe nazionale della Francia”. Il poeta Diego Calcagno lanciò una impacciata battuta: « Bouillon in francese vuol dire brodo, zuppa… Infatti gallina vecchia fa buon brodo ».

(Bis, Milano, 3 Agosto 1948 – immagine e testo archivio in penombra)

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