Una piccola grande attrice
La grande rivelazione di questo film è senza dubbio Alida Valli, la giovanissima attrice che sino ad ora non aveva avuto la possibilità di dimostrare la misura dei suoi mezzi artistici. Sacrificata in parti di secondo piano o addirittura di ripiego Alida Valli era rimasta sino ad oggi lontana dalla opportunità di un successo personale. « Mille lire al mese » è arrivato in buon punto per darle finalmente un posto di prim’ordine nella graduatoria delle attrici cinematografiche italiane. Bisogna vederla nelle movimentate scene di questo film divertentissimo e originalissimo. Naturalezza, disinvoltura, vivacità d’azione e di dialogo sono qualità istintive della deliziosa creatura che ha appena diciassette anni eppure si rivela ogni giorno più brava. Si può per tanto esser certi che « Mille lire al mese » oltre ad essere un film di altissima classe, nella perfetta messinscena, nell’ambientazione originale del soggetto, che si svolge in sede di esperimenti di televisione, in una grande casa della Radio, nell’interpretazione comicissima di Umberto Melnati, Osvaldo Valenti, Renato Cialente, Ninì Gordini Cervi e Anna Dorè, la celebre attrice del Bourghtheater di Vienna, sarà anche il più grande successo della stagione per la rivelazione della piccola grande attrice Alida Valli, nel ruolo della protagonista.
D’altra parte il soggetto originale e brillante, ambientato nella grandiosa Casa della Radio di Budapest in occasione degli esperimenti decisivi dei nuovi impianti di televisione, è quanto di più attraente si potesse desiderare. Moderno e svelto «Mille lire al mese» è dunque un film che esce completamente dall’ordinario nel quadro della cinematografia italiana.
Mentre si gira alla SAFA
Mille lire al mese. Cosa sono mille lire al mese? Eppure con questo fogliolino di carta stampata, riscosso regolarmente alla fine d’ogni mese, quanti giovanotti realizzerebbero il loro sogno d’amore!
Tra questi è Valenti, fidanzato di Alida Valli.
La promessa sposa, naturalmente, sta facendo di tutto onde sistemare colui che un giorno dovrà assumersi la grande responsabilità della famiglia, e, attraverso le misteriose organizzazioni femminili, che fanno impallidire, al confronto, i più diabolici «Ku klux klan» di questo mondo, ha ordito una trama, degna, veramente, di essere qualificata machiavellica.
Ora ella lo conduce a Budapest. La stazione è in preda ad uno dei suoi periodi più acuti di nervosismo. Da un treno all’altro. la folla dei viaggiatori si dibatte esasperatamente. L’interno della stazione è convulso e congestionato. Nella confusione, tra il clamore alto delle voci, si levano i richiami dei venditori di cestini, di acque minerali, di giornali e di cuscini.
Un atletico facchino bruno porta, sulle spalle quadrate, un ricco assortimento di valigie. Scorgo tra la folla una piacente ballerina ungherese che fa riempire i teatri di Roma. La Valli e Valenti si distinguono nel fiotto continuo e scomposto dei viaggiatori. Avanzano a stento. Ad un tratto s’ode il guaito lancinante d’un cagnolo. « Aita, aita; parea dicesse ». E l’aiuto viene subito da parte della bionda padroncina in pelliccia granducale. «Il mio povero Fuff », piagnucola la bellissima donna che, rivoltasi verso il malvagio calpestatore di tanta grazia, comincia a sciorinare una interessante enciclopedia di terribili parole.
Il malcapitato risponde calmo e preciso. La gente ride e continua a fuggire tra i meandri della stazione. Improvvisamente interviene anche Cialente. Alida Valli impallidisce, Cialente è il Direttore della Radio ove il suo fidanzato, ingegnere televisionista, dovrebbe essere assunto a mille lire al mese. L’azione continua, meravigliosamente bene, sotto gli occhi del regista Max Neufeld. Il calpestatore, lo avrete già immaginato, altro non è che Valenti e la padroncina di « Fuff », non può non rispondere al nome di Lia, notoriamente amica di Cialente.
Lia è un’attrice famosa. Viene dal Bourghtheater e il suo vero nome è Anna Dory.
« Siete un bel villano » continua a dire, ostinata, al giovane Valenti, il quale però risponde pacatamente per le rime.
« E tu — dice Lia rivolta a Cialente — mi lasci insolentire così? Dagli uno schiaffo a quel villano! ».
Cialente accenna ad eseguire l’ordine, ma Valenti lo previene e gli schiocca sul viso uno schiaffo così sonoro che il movimento della stazione, per un istante, si arresta.
Nessuno accorre. Lia non sviene. « Fuff » per prudenza si squaglia.
Tutto ciò avviene nel vasto giardino della SAFA trasformato, per l’occasione, in un
imponentissimo assieme ferroviario. Mentre la macchina da presa gira incessantemente al di là del muro di cinta solerti squadre di metropolitani danno la caccia alle turbe volanti dei ragazzini, spettatori tenaci, dalle alte cime degli alberi che coronano lo stabilimento cinematografico, delle brillantissime scene del film.
Tornato dopo qualche giorno alla SAFA non ho più trovato la stazione di Budapest, ma un grandioso salone radiofonico, costruito impeccabilmente nell’ampio teatro. Il film si avviava felicemente alla sua conclusione.
Ordinati da René Farell e dal Duca di Laurina, validi collaboratori del regista, i vari personaggi prendevano posto nei tavoli loro assegnati, mentre Umberto Melnati, in elegante vestito da sera, attendeva l’arrivo dei protagonisti, per unirsi con loro.
Gioco di luci, sfavillio di gioielli, vivacità d’azione, caratterizzavano la scena nella quale anche le più umili figure prendevano risalto per la indovinata scelta dei tipi e per la volontà da ciascuno profusa. Molto bene, nella sua parte, mi è sembrata la giovane attrice Ria Saba.
Alessandro Alesiani
Roma, Novembre 1938