Ho intervistato Rossellini

Una scena di Un pilota ritorna, diretto da Roberto Rossellini
Una scena di Un pilota ritorna, diretto da Roberto Rossellini

Nelle movimentate e belle giornate della Mostra Veneziana avevo cercato di avvicinare il regista di « Nave Bianca » ma, vuoi per timore di levargli del tempo, vuoi per paura che i suoi allori me lo rendessero meno disposto ad una lunga conversazione, ogni volta che gli ero di fronte scartavo l’incontro.

Il caso me l’ha ricondotto vicino, in un campo d’aviazione, dove sta girando un film che fa arguire già nuove fortune.

L’ho « abbordato » in una sosta di lavorazione e gli ho piroettato le cento domande che avevo già in arretrato, e le cento altre che avevo preparato da qualche ora.

Lui sorride, con un sorriso gentilissimo e con una calma spaventosa di fronte a tanta mia irruenza: scarta le domande che riguardano i lavori passati.

« Sto girando “Un pilota ritorna” — mi dice — un film nel quale voglio rendere al massimo quello che è stato altre volte soltanto sfiorato.

Sono fra bombardieri appena ritornati da lunghi e molteplici mesi di lotta. Li ho studiati. So ormai che cosa hanno fatto, come l’hanno fatto.

Il pubblico li ha seguiti, ma non li ha visti. Io cercherò di farglieli vedere.

In quella parte di film che tratterò di loro, li voglio mostrare al popolo così come sono nella vita, nell’anima, nel volo.

Nel volo!

Sì, per esempio il pubblico, che dell’arma aerea apprezza giustamente i virtuosismi acrobatici, non sa e non ha mai veduto cosa sia e cosa costi un bombardamento nelle difesissime linee del nemico.

Mi sembra di vederli. In pattuglia di cinque, già vicini agli obiettivi nemici.

La pattuglia va stretta e serrata, i caccia nemici non le dànno tregua. Si vedono già gli scoppi della contraerea sull’obiettivo.

Eppure bisogna andarci sopra.

Il capo pattuglia conduce, guarda, sa, calcola. I gregari mano alle manette, occhi sull’ala vicina, calmi, fiduciosi, seguono sfiorandosi a pochi centimetri.

Il capo pattuglia dà una occhiata in giro, conta gli apparecchi ad uno ad uno, tutti lo seguono.

La caccia si allontana, La contraerea in un largo cerchio l’attende. Bisogna rompere il cerchio; entrarvi

Gli apparecchi, stretti uno all’altro fino all’inverosimile, s’allargano un poco.

Passano sulle prime nuvolette, aprono gli sportelloni. Velocemente si accostano all’obiettivo.

La contraerea stringe il tiro.

Stringe sempre di più.

Ormai é un duello.

Una corsa a chi colpisce bene e prima.

Quello che conta per i piloti e per gli equipaggi, è arrivare fino a sganciare le bombe, e « far fuori » l’obiettivo.

Qualche ala è bucata, è stracciata, le nuvolette infoltite hanno fatto un tappeto nero fitto. Le schegge toccano, traforano, rimbalzano per i montanti… I piloti seguono mani alle manette, occhi fissi per non toccarsi… La contraerea stringe il tiro, diminuisce gli intervalli di fuoco…

Il capo pattuglia conta i minuti, va diritto e fermo il più possibile, fino alla fine dello sgancio. La contraerea continua rabbiosa.

Cinque apparecchi, quindici motori, ventisei cuori che scattano i secondi coi palpiti…

Sganciano le bombe, chiudono gli sportelloni e la pattuglia si stringe fino all‘inverosimile. La caccia al largo li attende… ».

Rossellini è rimasto per qualche istante con gli occhi: in cielo, poi mi ha guardato sorridente, come a farsi scusare del suo momento estatico.

« Questo il pubblico non l’ha mai visto… non ha visto il freddo supremo eroismo dei nostri bombardieri… non ha visto gli occhi del puntatore che vede il baratro di migliaia e migliaia di metri, terminante in un rogo immane, ribollente di fiamme. rosse, di rossi punti che salgono, veloci, metodici, che si ingrandiscono sotto il suo. sguardo; che s’aprono e divampano a pochi metri.

Non ha visto il pubblico lo sguardo suo fermo e sereno, la sua mano sicura, il suo lieve accennato sorriso di sprezzo. Non ha sentito il suo respiro affannato per la mancanza dell’ossigeno che ha dovuto per qualche minuto lasciare per parlare nell’interfono al primo pilota, onde condurre nel miglior modo la formazione sull’obiettivo…

In quel metro cubo di vetri e legno, l’uomo supera se stesso, si transumana in eroe.

Nulla è per luì fuori dell’obiettivo al di là dell’obiettivo.

Tutto questo voglio rendere…

Lo voglio materializzare, farlo vedere e sentire…».

Rossellini, dicono, che non è solito fare simili prelusioni sul suo lavoro:

Ora che la sua bocca s’è chiusa, credo che difficilmente seguiterà.

« Strano — gli dico scherzando — come avete un velocissimo e profondo senso di comprensione e l’aria di profondo psicologo; capisco ora i vostri successi ».

Lui mi batte amorevolmente la mano sul braccio e sorride come chi vuole scusarsi.

Sorrido anche io, ma sento che nelle mie parole v’è molta convinzione…

S. De Maria

Marzo 1942

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