Teresa Venerdì al Corso Cinema

Anna Magnani, Teresa Venerdì

Roma, novembre 1941

Teresa Venerdì è l’ultimo film della serie collegiale, una serie che sta avendo sui nostri schermi cospicua fortuna. L’ha diretto l’ottimo De Sica, regista, come ricorderete certamente, del gaio e svelto Maddalena, zero in condotta. La ricetta di Teresa Venerdì, è un po’ più varia, complessa e ambiziosa. Le divagazioni comiche non mancano ma, specialmente nella prima parte, la collettività — si tratta di un orfanotrofio femminile — è osservata con maggiore impegno realistico e con più affettuosa e solidale simpatia che in Maddalena. E soprattutto in quei brani descrittivi che De Sica ci ha dato la misura del suo sentimento, della sua fantasia e della sua osservazione penetrante, oltre che del suo elaborato mestiere di regista. Tanta finezza e cordiale effusione egli ha messo in certe scene, quella per esempio assai bella e bellamente mossa nel solaio dell’asilo, con la recita improvvisata della Giulietta e Romeo, che le sequenze dichiaratamente comiche appaiono ordinarie o almeno facili al confronto; vi divertiranno certo e molto, ma l’amalgama fra quel piccolo mondo così amorevole e genuinamente visto e quelle trovate risapute del vecchio repertorio comico-sentimentale non è stato raggiunto appieno e pertanto le due materie spesso rimangano estranee fra loro e alcuni episodi sembrano addirittura incollati al resto: tutto l’episodio per esempio della fidanzata dell’ispettore sanitario dell’orfanotrofio. Di questo ispettore, fidanzatosi per sbaglio a una ricca sciocchina e amante di una sciantosa vampiressa, s’innamora una trovatella dell’asilo, la quale dopo qualche patema d’animo causato dalla cattiveria dell’immancabile compagna invidiosa e delatrice, s’allontanerà nella immancabile notte tempestosa (perché De Sica non ha escogitato una fuga più inedita?), ed eliminerà le altre sue rivali, senza maliziosi tranelli, ma con la sola forza della sua grazia e del suo bel cuore.

Nella parte di Teresa fa il suo esordio Adriana Benetti, una fanciulla col cuore negli occhi e una maschera disarmante di tenerezza e femminile devozione. La sua gamma istrionica non è molto estesa e complessa, ma è in compenso sincerissima e immediata. Irasema Dilian rifà qui dentro la scenetta come in Maddalena, e anche così vi piacerà, vi divertirà e v’innamorerà. Ma noi preferiamo la Dilian così liricamente patetica di Ore 9, lezione di chimica. De Sica attore è il solito bravo e troppo De Sica, Riento è il solito irresistibile Riento, la Magnani piena di temperamento, Barnabò, la Gentili, Pepe, Collino servono bene le loro parti ed eccellente è la distribuzione della partizione delle orfane. Sulla colonna sonora delicatissimi motivi del maestro Rossellini accompagnano il film.

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È questa una vera e propria farsa a motivo sentimentale, in cui il prevalere degli elementi del primo genere non nuoce affatto, in virtù della grazia di narrazione, alla delicatezza di quelli del secondo, ma ce li presenta al contrario in un tono allegro che predispone all’accettazione e salva qualche leggera pecca di soggetto.

Ciò che conta è che il film diretto da Vittorio De Sica e da lui stesso, come è ormai cosa solita, interpretato, fila via che è un piacere e snoda le sue piacevoli vicende con un ritmo indovinato e pieno di brio.

Il soggetto è più o meno dei soliti; l’atmosfera del collegio femminile, divenuto stavolta per l’occasione un orfanotrofio, crea l’alone ormai noto dei film del genere, alone nel quale tutti i protagonisti si muovono con la necessaria disinvoltura e con il metro necessario. Forse la conclusiva riunione di quasi tutti, anzi di tutti i personaggi, nella casa del medico, impersonato da De Sica, accentua un po’ troppo il carattere di farsa a sorpresa del racconto, e sa un po’ di forzata soluzione. In ogni modo tuttavia l’arte degli interpreti salva, si può dire ad ogni momento, le debolezze della vicenda e riesce lì per lì a far superare all’osservatore i punti un po’ più scarni e scoperti della debole materia narrata,

È un film, in sostanza, in cui occorre più che altro apprezzare la veramente ottima recitazione di tutti gli attori e la mano assai efficace della regia, sempre presente e sempre perfettamente all’altezza del suo compito. Teresa Venerdì, che appartiene alla schiera, diremmo delicata, dei film a sfondo umano e piacevolmente amoroso, è senza dubbio uno dei migliori film della nostra recente produzione ed è sopratutto un lavoro che mostra il continuo progredire della maestria di Vittorio De Sica quale regista. Dello stesso, quale attore, ci sembra ormai superfluo parlare. Le sue doti e le sue possibilità mantengono anche qui l’esatto buon livello che già altra volta abbiamo riconosciuto a questo artista. Irasema Dilian ci è apparsa attrice dalle doti più promettenti.

La sua delicata e quasi spaurita recitazione, che legava del resto perfettamente al personaggio, indicano in essa una intelligenza ed una capacità_interpretativa di ottima classe. Riento e tutti gli altri perfettamente a posto nei diversi ruoli.

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