È forse il volto di una giovane sibilla che dalle rive del Nilo ha trasmigrato alle spiagge di Cuma con in petto il nome profetico? La testa levata, gli occhi rivolti verso l’alto, le narici dilatate a un più intenso respiro, la bocca muta e un poco sdegnosa: malinconia immensa e umana diffidenza di chi è stato scelto a confidente di un Dio. Poi le parole divine sono state pronunciate. Ora la cumana esce estenuata dall’amplesso del nume e susurra ad Anna Magnani il segreto appena confidatole. Le labbra si dischiudono al suono delle misteriose parole; le palpebre abbassate trattengono ancora, e forse per sempre, la visione sublime. Finalmente Anna ascolta con trepida attenzione il suo segreto. Ecco, Anna sa e riflette. Le palme dietro la nuca, il suo sguardo è sottratto alle cose reali della concentrazione della mente. Il solco profondo, là dove il naso s’inserta alla fronte, raccoglie una sottile lista di capelli.
Una mano stanca è caduta: l’altra inquadra il volto di Anna come nella cornica di una metopa. E veramente l’espressione è quella di una statua assorta nella contemplazione di un destino.
In quale libro abbiamo appreso un giorno il senso di questo volto? Esso ci arriva dalle profondità mediterranee e noi lo abbiamo intravisto scolpito sulle antiche metope, sui bassorilievi che adornano i frontoni dei templi, sui cammei e sulle monete; severo e assorto, quasi di una solennità classica, un po’ rude ma piena di nume. Si direbbero i lineamenti di una antica donna appartenente alla stirpe italica, nel cui viso la fierezza e la dignità non consentono alla frivola grazia altro che quello che la femminilità naturalmente esprime.
Sfideremmo volentieri i signori Giovan Battista Della Porta e Gasparo Lavater a rintracciare su questo volto la famiglia animale alla cui ancestralità esso appartiene. Forse solo l’occhio acuto di un Savinio saprebbe riconoscervi una derivazione aquilina. Noi vi leggiamo tutta l’eredità di una stirpe mediterranea ancoratasi da remotissimi tempi ai lidi campani e da qui penetrata dovunque in Italia a testimoniare il tipo dell’italiana dal viso aperto, nelle cui linee ritrovi la volontà, la decisione, l’umanità.
Il volto di Anna Magnani, rappresentazione umana del pensiero e del dolore.
Roberto Bartolozzi
Roma, Luglio 1943